Il tema del “caro bollette” tiene ultimamente sempre più banco tra le varie fasce di reddito della popolazione. E’ di dominio pubblico che il prezzo del gas subisce un aumento vertiginoso. Ad Amsterdam Ttf (title transfer facility), uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas in Europa, il costo al megawatt ha sfondato quota 250 euro, un segnale per il futuro della materia prima e sull’impatto che tale risorsa potrà avere nelle bollette di famiglie e imprese. Il costo del gas è già ai vertici storici, ma la situazione potrebbe persino peggiorare: la compagnia russa Gazprom ha riportato il fatto che i prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare del 60% nel prossimo inverno, superando anche la soglia di 4mila dollari per mille metri cubi. Secondo le stime degli esperti, il prezzo del gas potrebbe così arrivare anche a 347 dollari per megawattora, nei prossimi mesi. Ma da cosa è causata una spinta così in alto dei costi e delle tariffe? La tensione sul prezzo del gas, iniziata già qualche settimana prima del conflitto, è esplosa con l’invasione russa dell’Ucraina a fine febbraio. Il flusso di materia prima proveniente da Mosca è stato ridotto, pertanto gli analisti si attendono che questo continui anche nel prossimo futuro. A peggiorare la situazione è intervenuto anche il caldo, oltre che la siccità: le alte temperature hanno portato a un consumo energetico più elevato dovuto all’utilizzo massivo dei condizionatori, mentre la mancanza di acqua nei fiumi rende più difficili usarli per il trasporto di carburante e altri beni industriali. Il nostro Paese si sta preparando alle stagioni fredde diversificando le forniture di gas e sostituendo i volumi che arrivavano dalla Russia con altri Paesi. Il gas è di fondamentale utilità ed è direttamente collegato anche alla produzione di energia elettrica: in Italia oltre il 44% dell’elettricità viene prodotta a partire dal gas. L’obiettivo a breve termine sarebbe quello di arrivare a novembre con almeno l’80% delle scorte di gas disponibili (si spera di arrivare al 90%), ma è probabile che possa non bastare. Si spera dunque che da qui in avanti possano essere valutate nuove soluzioni ancora più congeniali delle attuali. Si prospettano degli interventi economici incisivi per frenare questo allarmante fenomeno del “caro bollette”.
Alessandro Milazzo